La luna è bella, vero?

foto della NASA del 2015

Silenziosa, cupa, mostruosa  o solitaria….quanti aggettivi per descrivere la luna, quante pennellate di colore per dipingere il quadro dell’astro che domina le nostre notti, quante sfumature e quanti volti sono stati assegnati nel corso della storia dell’uomo attraverso i diversi linguaggi espressivi all’elegante signora circondata da stelle.

Il nostro viaggio oggi è alla scoperta dell’immagine complessa e multiforme che artisti, pittori e scrittori hanno disegnato, osservando e interpretando il mondo lunare. Il suo fascino ammaliante e malinconico attira così tanto la mente dei creativi, che la sua immagine è rimasta nei secoli oggetto di mistero e illusione, generando descrizioni, ritratti, suggestioni che compongono un quadro sempre pulsante di aspirazioni e idee.

La luna viene descritta da Ariosto già nel 500 come un mondo speculare alla terra eppure mai così diverso da essa. Mentre la Terra, secondo le teorie  aristoteliche, è mondo di corruzione, dove  tutti sono soggetti alla follia e allo scorrere della vita umana, perennemente  scossi dall’intervento della Fortuna, sulla Luna non ci sono preoccupazioni. Tutte le speranze sgretolate, i desideri esauditi, i sogni infranti, le ragioni sottratte e le lacrime perse vengono accumulate sul suolo lunare, rendendo la Luna una discarica di sentimenti, aspirazione e promesse fatte sulla Terra. Comparendo sulla Luna all’improvviso, sembra quasi che tutte queste promesse e sentimenti finiscano lì perché legati a qualcosa di superiore alla Terra :è come se gli uomini, guardando il cielo e la luna ed esprimendo i  desideri , cercassero  di sopravvivere, aggrappandosi a loro verso un mondo immortale ed eterno.

Nel 1600 tocca al francese Cyrano de Bergerac cimentarsi nella descrizione del mondo lunare, in un’opera visionaria e sorprendente, che ne fa uno dei primi autori di fantascienza:  L’altro mondo. Gli stati e gli imperi della luna. Non ci sono sogni o desideri infranti sulla luna di Bergerac, anzi è un mondo cupo, popolato da mostri e esseri paurosi. Tuttavia la descrizione dell’universo non ha uno scopo di intrattenimento, il rocambolesco viaggio è finalizzato a contrastare le teorie della chiesa, con particolare riferimento al geocentrismo e alle teorie sui mondi ultraterreni. Infatti identificando con l’espressione l’altro mondo tanto  la luna  quanto il paradiso terrestre, Cyrano mette in discussione sia l’unicità della terra come unico mondo creato da Dio, che la sua collocazione al centro dell’universo e nello stesso tempo mostra l’inconsistenza dell’idea di Paradiso, perché se non ci possono essere altri mondi, neanche il Paradiso può essere concepito.

Cyrano de Bergerac 1990

La luna mostra in queste pagine un volto nuovo: il tentativo provocatorio e audace di oscurare con la sua esistenza teorie millenarie e verità di fede. Il nostro quadro sembra improvvisamente tingersi di tinte scure. La luna non viene soltanto utilizzata in modo negativo nella letteratura internazionale. Questo è il caso di Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys pubblicato nel 2011, il cui tema è quello dei campi di lavoro in Russia. La luna è metafora della speranza calpestata dai soldati russi nei gulag. La speme viene sostituita da solitudine e cattiveria, che piano piano aumentano, divorano e spengono la luna.

Una nuova luce sul nostro affresco arriva dalla letteratura italiana. E’ Leopardi il cantore più infaticabile della luna, citata 20 volte in 14 componimenti. Ne  La  vita solitaria  la luce della luna è portatrice di speranza, l’autore attraverso i raggi lunari scopre la bellezza della natura e della vita, riuscendo ad superare per un momento il rapporto complesso e articolato con la natura ora madre e ora matrigna.  Con Canto notturno di un pastore errante dell’Asia invece la luna diventa testimone, muta osservatrice della sofferenza della vita degli uomini, che tramite la voce di un pastore si rivolgono ad essa cercando risposte sulle sorti degli uomini e dell’Universo. La luna è anche rimpianto della giovinezza in Leopardi: nel Tramonto della luna il recanatese paragona il tramonto della giovinezza  a quello della luna, che quando cade sotto l’orizzonte porta sulla natura un velo di oscurità  esattamente come la giovinezza  che appassisce lasciando spazio alla vecchiaia. Il movimento eterno della luna diventa qui emblema dello scorrere del tempo. L’ultima poesia degna di nota è Alla Luna, in cui l’autore si rivolge alla luna e attraverso la visione dell’astro riesce a trovare una nota di dolcezza verso i ricordi dolorosi dell’anno precedente.

Oltre alla letteratura, anche il cinema ha dato il suo contributo alla rappresentazione del mondo lunare. Uno degli esempi è Hugo Cabret di Martin Scorzese, uscito nel 2011 e tratto dal romanzo di La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick del 2007. Dopo aver ritrovato un  automa meccanico, lasciato dal padre, Hugo, orfano di dodici anni, cerca di reperire i pezzi mancanti per far  funzionare il congegno grazie a dei furti  nella stazione ferroviaria degli orologi, dove fa  la manutenzione. Quando viene scoperto, viene portato in orfanotrofio e incontra Isabelle, figlia di Georges Méliès, a cui aveva rubato i pezzi per aggiustare l’automa. Una volta riparato il congegno, scopre che l’automa disegna l’immagine di un film di Georges Méliès: Viaggio Sulla Luna del 1902. E’ questa citazione della pellicola del 1902, che ci consente di scovare questa immagine preziosa della luna. Georges Méliès, infatti, è stato uno dei più grandi cinematografi e sognatori dei primi del ‘900. Il suo desiderio era quello di aprire al pubblico la strada della fantasia attraverso il cinema. Viaggio sulla Luna, adattato dai romanzi di Jules Verne e  H.G. Wells, incarna appieno questo obiettivo: la luna  diventa l’inchiesta degli uomini, perché è rappresentata  come mondo magico, fantastico e popolato da creature fatate . Diventa metafora del sogno e della speranza verso esistenza di un mondo migliore e diverso dal reale.

La luna non regala solo momenti di poesia al mondo del cinema. Per una delle case di animazione più famose si fa logo e icona. Sto parlando della Dreamworks. La casa cinematografica è conosciuta da tutti per il ragazzo che pesca posizionato su una falce di luna. La luna in questa caso rappresenta l’attesa e l’impazienza dei momenti legati alla visione del film.

Da icona a personaggio La Dreamworks parla della luna  in un noto e fortunato cartone animato “Le cinque leggende”, nel quale i guardiani della speranza e la gioia sono scelti proprio dall’uomo della luna. Di questo soggetto  sappiamo poco, perché è rappresentato come la luna stessa: silenziosa, alta e vigile sulle vita degli uomini e dei mondi, un giudice muto che veglia inesorabilmente sulla speranza delle future generazioni.

Ogni uomo ha la sua luna. Quando pensa, pensa alla sua luna. Ognuno ha la sua luna, eppure c’è una luna sola. Questo è un problema filosofico: come dividere l’unità. Il mondo è un’unità, eppure, quest’unità può essere divisa. Questo è un paradosso prodigioso. Perciò lo chiamo il capolavoro. E’ un paradosso e dobbiamo accettarlo. C’è una luna sola, ma ogni uomo ha la sua idea della sua luna, che è la stessa luna. […] Il pensiero ha un orizzonte, ed è un mistero che il pensiero abbia quest’orizzonte: e non spazio, non spazio infinito.

Questa frase di René Magritte fa riferimento ad un suo quadro I misteri dell’orizzonte in cui il pittore raffigura tre uomini identici che sono in posizioni diverse e che hanno sopra la testa ognuno la propria luna. L’ossimoro di Magritte descrive perfettamente la luna. Tutti l’hanno ammirata, contemplata, descritta e l’hanno sognata, componendo così un quadro variopinto nel bene e nel male che ha mantenuto la sua autenticità e l’interesse verso questo satellite così forti a distanza di secoli. La sua imperfetta bellezza, tra il finito e infinito, fa sì che molti la guardino e sperino in qualcosa di migliore anche adesso. La speranza, il pianto, il desiderio, il paradosso, l’amore, la tranquillità, la bellezza rimarranno sempre legate alla luna e nessuno mai potrà scinderle da essa, astro perfetto che ama un mondo imperfetto. Può darsi che proprio per questo motivo in Giappone “ti amo” si traduce come “la luna è bella, vero?”