FORTUNA, AE

La Fortuna…è troppo riduttivo esprimere in un’unica parola un concetto così grande e insidioso, che è stato punto di riflessione intellettuale fin dai tempi più antichi. Ogni lingua ha una o più  vocaboli per delineare la nozione  di Fortuna a seconda che questa sia avversa oppure no, però la sua doppia natura trapela in modo evidente da una lingua morta, che oggi viene studiata tra i banchi di scuola solo per farla sentire un po’ più viva. In latino, infatti, il termine “fortuna” è una vox-media, ovvero una parola che a seconda del contesto può indicare la forza avversa all’uomo, che cerca in tutti i modi di fermarlo, o la forza inaspettata, che giova all’uomo nel momento più imprevisto. Proprio come le Parche, nel corso della storia gli autori hanno tessuto il filo della fortuna aggiungendo sfumature diverse a quel gomitolo di pensieri e teorie su cui noi oggi poniamo lo sguardo.

Uno degli scrittori più importanti è stato Machiavelli che all’interno delle sue opere riprende, spiega e sottolinea più volte il concetto di fortuna. Questa è una forza che controlla le azioni dell’uomo al 50%, cerca sempre di andare contro la natura umana e solo poche volta le fa spiccare il volo e la aiuta. L’autore paragona la forza inarrestabile della Fortuna ad un fiume in piena che, se non vengono costruiti  degli argini abbastanza saldi, può straripare rovinosamente. Questa metafora è segno della condizione dell’uomo che non agisce e subisce le conseguenze di tale forza perché troppo cieco o pigro, un atteggiamento di inerzia e indifferenza chiaramente collegabile al concetto di Fortuna tipicamente medievale, secondo cui l’uomo doveva subire  la sua azione senza opporsi. Vivendo di speranza e credendo nella Provvidenza, l’uomo medievale si autoinfligge un destino abbandonato alla Fortuna, da cui non riuscirà mai a staccarsi, come un neonato dal seno di sua madre, che cerca sempre più latte di cui nutrirsi.

Machiavelli, staccandosi da questa concezione, sottolinea che l’uomo, in particolare il Principe, deve trovare la forza di opporsi alla fortuna grazie a tre elementi: la virtù, l’opportunità e la duttilità. La prima è l’insieme di quelle capacità che l’uomo possiede e che deve usare per sfruttare alcune situazioni a proprio vantaggio oppure per reagire e andare contro la fortuna. Queste capacità, quindi, sono strettamente collegate all’opportunità e alla duttilità. L’uomo deve capire il momento giusto, il così detto Kairos greco, grazie all’uso della virtù e a seconda della situazione in cui si trova deve essere duttile, quindi adattarsi perfettamente e sfruttare solo quelle capacità che gli permettono di opporsi alla Fortuna, così da mantenere lo Stato o comunque i suoi beni. Questi tre elementi, imprescindibili l’uno dall’altro, sono sufficienti solo quando l’uomo percepisce in tempo le prime goccioline di pioggia, che annunciano una tempesta… Se questo però non avviene e la pioggia comincia quando il cielo è limpido e senza nuvole, l’uomo viene sopraffatto. In queste situazioni la fortuna travolge e inganna l’uomo, portandolo su una nuova strada da intraprendere diversa e più contorta di quella precedente.

Per Machiavelli l’imperativo è reagire in modo razionale per combattere la situazione e andare avanti nonostante tutto, adottare tutte le strategie necessarie per rispondere ai rovesci della fortuna con un nuovo attacco. Lo statista ribalta la prospettiva medievale, mettendo nelle mani dell’uomo rinascimentale il coraggio di rialzarsi e rimettersi al centro del proprio universo.  Alcune volte sembra impossibile andare oltre il muro che era stato costruito e che la fortuna ci ha fatto crollare davanti, ma si può sempre innalzarne un nuovo muro, mattone dopo mattone grazie alla resilienza. Questa parola ha un bellissimo significato ed è quello di plasmarsi ogni volta che si incontra uno ostacolo, quando una situazione ci colpisce e prende all’improvviso, la resilienza ci fa cambiare forma, facendo si che gli spigoli non facciano più male e che possiamo andare avanti sotto una nuova forma.

Questo non vale solo dal punto di vista individuale, ma anche dal punto di vista di Stato e Paese. In questi ultimi anni tutto il mondo ha subito la forza della Fortuna avversa, siamo stati messi alla prova più e più volte, ma il nostro universo sferico ha mutato forma. Potrei parlare di guerre,  ribellioni,  pandemie che hanno colpito forte l’umanità, la quale ha potuto solo inginocchiarsi ad esse, ferita e sanguinante. La pandemia di Covid-19 ha portato a 6,86 milioni di morti totali fino ad oggi, ci ha privato per un periodo di tutto, dei nostri diritti, della libertà, del nostro spazio vitale. Abbiamo visto scene orribili in TV di mezzi dell’esercito pieni di cadaveri, notizie da tutto il mondo, sperimentazioni per il vaccino e per le cure, tutorial su come lavare le mani…Poi  le mascherine, i balconi, gli “andrà tutto bene” persi nell’aria, lo smart working, classroom, meet… tutti sintomi di un mondo che dipendeva dall’esterno e che si è guardato dentro come se fosse andato in terapia per poter reagire, ricostruire e ricostruirsi. Infine l’umanità si è rialzata piano piano: i primi vaccini, poi le seconde dosi, le terze, le quarte e le riaperture… finalmente la libertà. L’umanità si è modellata, ha cercato tutti i mezzi per contrastare la situazione, ha riscoperto il significato di solidarietà e dimensione sociale, ha cambiato forma ed è diventata più forte, mettendo radici per un futuro incerto e mutevole, avendo maturato delle consapevolezze maggiori dei propri punti di forza e delle proprie criticità, che saranno utilissimi argini per i futuri rivolgimenti della fortuna. Investendo sul presente, modellando la propria realtà, la propria vita benché stravolta, l’umanità cambia forma, diventa piena di spigoli, quasi rotta per tutte le botte subite e incassate, ma si rialza più forte ricordando ciò che è stata e cercando di non scordarlo mai.

Ma queste nuove conoscenze sapranno proteggerci da tutto? Creeranno una via piana e percorribile per tutta l’umanità in ogni luogo o in ogni tempo? Ovviamente no, perché la Fortuna è cieca, secondo gli antichi, per cui attesta colpi a caso con  i modi più imprevisti e negli ambiti più inaspettati. Machiavelli ci suggerisce di imparare dalla storia per creare argini su ogni fronte, di rispondere ai fendenti della fortuna colpo su colpo, di non fermarci alle prime conquiste ma di progettare e costruire difese nuove per ogni nuova battaglia inesorabilmente, immediatamente, scrupolosamente in modo che ogni nuova impresa non ci trovi impreparati.

Uscendo dalla dimensione globale e proiettando la sua visione nella vita di ogni singola persona, è indispensabile fortificare i propri argini interiori, corroborando la nostra forza d’animo, la nostra fiducia in noi stessi e la nostre capacità, facendo leva su queste caratteristiche piuttosto che su quei beni materiali che, pur essenziali per la vita, non devono rappresentare il nostro bene assoluto o il centro delle nostre certezze. Già il vangelo anticipava il dilemma della casa costruita sulla sabbia e di quella costruita sulla roccia in termini non molto diversi da quelli usati da Machiavelli: arrivarono le piogge e mentre la prima rovinò rumorosamente, la seconda riuscì a superare la crisi adattandosi alle mutate condizioni ambientali.

E’ l’anima di ognuno di noi che deve essere rafforzata, partendo dalla conoscenza di sé stessa e continuando con la conoscenza delle proprie capacità e di quei valori eterni che le consentiranno di rimanere in piedi, forte e ferma di fronte a quei terremoti della vita che sono la malattia, la disabilità, la perdita di una persona cara, il dolore…Colpi della fortuna che possono metterci in ginocchio e disgregare il nostro universo, se non sappiamo mettere a frutto le nostre qualità, se non  siamo duttili e non riusciamo a riconoscere quella benedizione nascosta, per dirla come gli inglesi, che ci consente di detonare le nostre capacità e ricostruire a partire da noi la nostra migliore versione di noi stessi.