Kavafis

Konstantinos KAVAFIS (Alessandria d’Egitto, 29 aprile 1863 – Alessandria d’Egitto, 29 aprile 1933), è stato un poeta e giornalista greco.
Quando il padre morì nel 1870, la madre decise di trasferirsi in Inghilterra, portando con sé i figli. Kavafis tornò in Egitto nel 1877 per stabilirsi definitivamente ad Alessandria nel 1885, avendo trovato un impiego al Ministero dei lavori Pubblici.
L’esordio in poesia avvenne nel 1886. Scrisse le sue poesie più importanti in età adulta, dopo i quarant’anni; ne pubblicò in totale 154.
Fu accusato di attaccare i valori tradizionali della cristianità per la sua omossessualità.
ITACA
Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca, prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza. Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
Prega che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere –
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
Itaca ti ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato. Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.
La poesia Itaca venne scritta da Kavafis nel 1911 ed è la riflessione di un uomo di 48 anni, un uomo ormai maturo.
L’isola di Itaca, la terra natia di Ulisse, è la metafora del ritorno a casa dopo vent’anni di assenza: dieci per una guerra che ha visto cadere Troia e dieci di viaggio tra mari e terre sconosciute.
Nella poesia di Kavafis, Itaca non è solo il rientro a casa dell’eroe, ma diventa il viaggio stesso, il motivo del viaggiare.
Una metafora del cammino dell’uomo sulle orme del leggendario Ulisse e del suo viaggio, dunque una metafora della vita.
Ulisse e Itaca sono un binomio: l’uomo e il suo percorso di vita.
Nella poesia, Kavafis parla di esperienza, di un viaggio che non va affrettato con approdi prematuri; come Ulisse, meglio arrivare con la maturità.
Un punto è centrale: più che la meta, è il viaggio che conta, in quanto occasione di conoscenza, fonte di ricchezze non materiali; è quindi lo stimolo per conoscere ed apprendere.
Itaca è l’approdo. Il poeta parla della conoscenza e di come l’uomo possa conquistarla; ecco perché bisogna sperare che il viaggio (la vita), sia lungo, per poter conoscere e incontrare i sapienti a cui attingere.
Itaca è la conoscenza. Ulisse aveva come obiettivo tornare ad Itaca; prima di arrivare visitò molti luoghi, diverse genti.

Come Ulisse è l’uomo, il viaggio è la vita, il trascorrere del tempo sulla terra sono le sue esperienze.
I Lestrigoni, i Ciclopi e Poseidone sono le paure; i personaggi mitici che misero alla prova Ulisse durante il viaggio.
I porti raffigurano l’ignoto e i mattini d’estate i giorni in cui l’uomo ha occasione di apprendere nuove cose, rappresentate dagli empori dei Fenici.
I luoghi in cui si possono trovare i sapienti sono le città dell’Egitto, paese di un popolo antico, custode di sapienza, da cui lo stesso poeta greco proveniva per origine.
Nella poesia “Itaca”, il poeta greco spiega la profondità con cui bisognerebbe vivere il viaggio della vita, che è anche il viaggio della conoscenza.
È una poesia che parla del viaggio della vita, della ricchezza e della profondità che bisognerebbe avere guardando al proprio percorso.
La poesia considera la meta del viaggio di Ulisse (Itaca) come metafora della conoscenza, per raggiungere la quale c’è bisogno di pazienza, dedizione e determinazione.
Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Nella prima strofa, il poeta non augura all’eroe, così come all’essere umano, di raggiungere presto la destinazione tanto desiderata; in realtà, il senso del viaggio è il viaggio stesso e la varietà di casualità, imprevisti e avvenimenti che possono verificarsi durante il percorso.
Il poeta sottolinea come nella vita ciò che è essenziale è la pazienza di viaggiare; non importa arrivare subito al proprio obiettivo, alla propria meta, perché quello che conta veramente è come il percorso già di per sé ci può arricchire.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Gli ostacoli incontrati lungo la strada assumono le sembianze di creature mitologiche.
I Lestrigoni, i Ciclopi e Poseidone sono solo alcuni dei personaggi che misero alla prova Ulisse nel corso del suo viaggio.
Il poeta invita l’uomo ad affrontare la paura, i pericoli e i dolori perché solo attraverso queste esperienze potrà conoscere veramente se stesso.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima
Se anche si possono incontrare ostacoli lungo la strada, l’importante è continuare a tirare fuori il meglio dalla propria esperienza, non perdendo di vista la propria meta.
Che le mattine d’estate siano molte, quando con grande piacere, con grande gioia, entrerai per la prima volta in porti mai visti; fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere –
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Con questi versi, Kavafis, pone l’accento sulla necessità di sperimentare ogni esperienza del viaggio: assaporarne i gusti, gli odori, annusarne i profumi, apprezzare la bellezza dei mattini di sole d’estate, dare valore a tutte le cose che incontriamo lungo la via.
È una critica alla superficialità: si deve soffermare su ciò che scopriamo e sulle esperienze che facciamo, sulle persone che incontriamo lungo la strada, guardando a tutto ciò con profondità.
Tieni sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
La vera ricchezza sta nel viaggio e non nella meta.
Itaca ti ha donato il viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tu via.

Essa non ha null’altro da offrirti.
L’immaginazione ci spinge a stare in movimento; senza di essa, senza la capacità di immaginare una meta, rimarremo immobili. La fantasia fa in modo che si crei l’immagine di qualcosa che vorremmo raggiungere nella nostra mente ed è in virtù di questo che siamo spinti ad agire.
Se la troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.
Il valore di Itaca sta nell’essere da stimolo, perchè ci spinge alla continua ricerca e al costante movimento.
L’approdo sull’isola non deve essere prematuro: Itaca ci spinge a proseguire nel cammino della vita e della conoscenza; la vera ricchezza sono le esperienze accumulate lungo la via.